Sostenibilità - 17 feb 2022

Troppe deiezioni al mondo? Ecco chi ha trovato la soluzione

Sempre più aziende fondano il proprio business sul recupero di liquami ed escrementi da cui vengono prodotti biogas, ma anche materiali da costruzione, bioplastiche, oli industriali, cosmetici e molto altro ancora.

La gestione dei rifiuti, lo smaltimento degli escrementi umani o animali e la scarsità di energia sono tra i problemi ambientali più rilevanti del nostro tempo. Secondo Un Water, 494 milioni di persone sono costretti a effettuare i propri bisogni all'aperto e il 44 per cento dei flussi di acque reflue generati a livello globale non è trattato in modo sicuro. Dall’altra parte, da decenni si parla di crisi energetica per indicare la crescente domanda di energia a fronte di un’offerta legata a fonti di energia fossile non rinnovabile e altamente inquinante per l’ambiente.

E se si convertissero gli escrementi in energia rinnovabile? Con un’unica soluzione avremmo risolto molti dei nostri problemi e avremmo anche creato opportunità di lavoro per migliaia di persone. Di fatto, questa è già una realtà: la volontà di cercare alternative green ai carburanti tradizionali ha incoraggiato aziende di tutto il mondo a sviluppare tecnologie in grado di creare energia dalla trasformazione dei rifiuti organici.

Biogas e biometano sono oggi tra le fonti alternative più utilizzate per la produzione di energia, con margini di crescita: secondo una stima dell’Istituto per l’Acqua, l’Ambiente e la Salute dell’Università delle Nazioni Unite di Hamilton, in Canada, se tutti gli escrementi prodotti dalla popolazione mondiale in un anno fossero convertiti in biogas, si potrebbe produrre energia elettrica per 138 milioni di abitazioni, per un valore di 9,5 miliardi di dollari. Un esempio perfetto di rigenerazione delle materie, riuso e riciclo che, oltre a far bene all’ambiente, fa molto bene anche all’economia.

La raccolta e lo smaltimento dei liquami era un business già nell’antica Roma: l’imperatore Vespasiano aveva posto una tassa sulle latrine a carico di chi ne raccoglieva l'urina per ricavarne ammoniaca da riutilizzare nelle concerie (da qui deriva anche la famosa frase “Pecunia non olet”).

Accanto alla produzione di biogas e biometano, l’altro principale e più diretto utilizzo dei rifiuti organici è quello di fertilizzante. Ma, tramite tecnologie sempre più avanzate e progetti all’avanguardia, dagli escrementi si possono oggi generare addirittura mangimi, carta e cartone, prodotti farmaceutici e persino cosmetici.

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Le realtà che trasformano il letame in oro 


Gli esempi sono ovunque nel mondo, ad iniziare dall’Africa, Paese in cui spesso sono presenti sistemi fognari inadeguati e in cui gli escrementi a cielo aperto rappresentano un vero problema.

Pivot è un’azienda che opera in Ghana, Rwanda e Kenya e, oltre a utilizzare i liquami per produrre combustibili, li trasforma in materie prime utilizzabili. Ashely Muspratt, founder e CEO di Pivot, da anni lavora sui processi di riciclo degli scarti. In questo caso i liquami, invece di essere abbandonati in discariche all’aperto, vengono raccolti all’interno di serre e fatti essiccare per poi essere trasformati in combustibile solido, ma anche in materie prime utilizzate nella produzione di mattoni e di cemento.

A Durban, città portuale con oltre tre milioni di abitanti del Sudafrica, c’è BioCycle, azienda che dal 2016 utilizza un processo naturale per riciclare i rifiuti umani attraverso la digestione di alcuni tipi di larve che, a loro volta, vengono trasformate e riutilizzate. Le larve sono messe a contatto con i rifiuti e dopo un paio di settimane, quando gli insetti diventano pupe, il loro prodotto di scarto viene pressato e utilizzato come combustibile, mentre le pupe vengono trattate e trasformate in un olio che può essere utilizzato nella produzione di mangimi, biodiesel, ma anche prodotti cosmetici come lozioni o creme.

In origine, il processo era nato per i rifiuti alimentari a Cape Town, ma le larve si sono adattate subito al “nuovo cibo”, aprendo nuovi scenari di business: a piena capacità l'impianto pilota può trattare quaranta tonnellate di materiale al giorno.

Spostandoci in Asia, troviamo Poopoo Paper, piccola realtà thailandese che per produrre prodotti di carta, raccoglie gli escrementi di elefanti, cavalli, mucche, asini e altri erbivori. Gli escrementi di questi animali sono ricchi di fibre vegetali intere, visto che il loro sistema digestivo non è in grado di disgregarle, che vengono ripulite, sterilizzate e mescolate ad altre fibre naturali per creare un materiale resistente e omogeneo, utilizzato nella produzione di articoli di cancelleria venduti in tutto il mondo.

I rifiuti umani sono ormai diventati un problema anche sul Monte Everest: dal 1953 al 2016, quasi 4.500 persone provenienti da tutto il mondo hanno scalato l'Everest e ogni anno sempre più alpinisti ottengono il permesso per salire in vetta. Di solito, i rifiuti sono raccolti in barili che vengono accumulati al campo base fino a quando gli sherpa li trasportano ad un lago ghiacciato che, di fatto, oggi è diventato una sorta di discarica. L'impatto ambientale di questa pratica sul fragile ambiente dell'Everest e i rischi per la salute della popolazione locale sono però enormi. Il team del Mount Everest Biogas Project ha progettato un dispositivo chiamato "digestore di biogas" che, digerendo i rifiuti organici, produce fertilizzante liquido e gas metano che viene poi messo a disposizione della comunità locale per cucinare e illuminare.

Ma, per risolvere il problema all’origine? Ci pensa l’edificio NIOO progettato da Louise Vet, professoressa di Ecologia Evolutiva dell'Università di Wageningen e direttore dell'Istituto di Ecologia dei Paesi Bassi (NIOO). L’edificio applica alla lettera i principi di economia circolare: invece di utilizzare il normale sistema fognario, l'acqua di scarico dei servizi igienici viene utilizzata per la produzione di biogas, ma da essa vengono anche ricavati fosfato e altri nutrienti che vanno ad alimentare delle alghe. Queste alghe, a loro volta, vengono raccolte per produrre bioplastiche, alimenti per animali, biodiesel e molto altro.

Quello degli scarti umani è un problema anche nello spazio e da tempo gli scienziati stanno cercando il modo di risolverlo: gli astronauti della Stazione spaziale internazionale, per esempio, riciclano una parte dell'acqua che utilizzano dalla loro urina e l’American Chemical Society sta sperimentando bioreattori che sarebbero in grado di convertirla in nutrienti utili.Uno studio della Pennsylvania State University ha addirittura ipotizzato che i rifiuti umani potrebbero diventare commestibili per gli astronauti grazie a un sistema che, da essi, riuscirebbe e produrre un microbo utilizzato attualmente come integratore per animali.

Ma torniamo sulla Terra: e in Italia? In provincia di Piacenza trova sede addirittura il Museo della merda. L’idea è stata di una realtà industriale che produce latte per il Grana Padano: ogni giorno 3.500 bovini producono circa 500 quintali di latte e 1.500 di sterco dal quale si ottengono tre megawatt all’ora di elettricità, fertilizzante, ma anche materiale per la fabbricazione di oggetti come mattoni e vasi.

Il nostro Paese detiene la medaglia d’oro in Europa per l’economia circolare, con un tasso di uso circolare di materia del 19.3 per cento contro l’11,9 per cento della media europea.

Una recente risoluzione del Parlamento europeo sottolinea che la transizione a un’economia circolare è una delle condizioni necessarie per raggiungere entro il 2050 la neutralità climatica. Già da anni, Sebach applica i principi di economia circolare nella propria produzione, progettando per il disassemblaggio per consentire il massimo recupero di materiali da riciclare, impiegando un numero ridotto e omogeneo di materiali identificabili, utilizzando materiali riciclabili come l’HDPE, che possiede un grande potenziale di riciclabilità, smaltendo in modo controllato e massimizzando il recupero. È arrivato il momento che tutti facciano la loro parte.