Letture da bagno - 20 mag 2025

La logica del bagno paradossale

Ah, il bagno pubblico, croce e delizia della vita fuori casa.

Delizia, perché quando un bagno pubblico compare proprio #nelmomentodelbisogno - nella folla di un mega concerto o nell’angolo appartato di un parco pubblico - è salvifico. Croce perché, come abbiamo visto più volte, l’uso di un bagno pubblico ci porta fuori dalla nostra zona di comfort, mettendoci al cospetto delle fobie e alla mercé dei falsi miti. E come se non bastasse, è da tremila anni che i filosofi fanno di tutto per complicarci ulteriormente la cosa.

I paradossi dell’uso del bagno pubblico

Zenone ci voleva tener lontani dal bagno

Sarà veloce quanto volete, Achille, ma se la tartaruga con la quale gareggia ha un vantaggio, sarà irraggiungibile: perché quando il nostro eroe l’avrà raggiunta, lei sarà già un po’ più avanti, e così all’infinito. Così, non sarà necessario che vi affanniate per superare quel tizio che sta per raggiungere l’unico bagno libero prima di voi: arriverà comunque primo.

Se sappiamo di non sapere è colpa dei creativi

Socrate sapeva di non sapere. Noi in genere - o meglio, il genere - lo sappiamo: apposite targhette distinguono il bagno degli uomini da quello delle donne. La figuretta con i pantaloni, quella con la gonna e quella con la sedia a rotelle ci sono chiare; il gentiluomo e la gentildonna in abito ottocenteschi si capiscono; possiamo spingerci a interpretare certe metafore animali o ortofrutticole. Ma quante volte, nei locali più modaioli, un eccesso di originalità e anticonformismo rende le targhette perfettamente incomprensibili?

La caverna di Platone vista da fuori

La porta del bagno è chiusa. La luce filtra dalle fessure della porta, ma sotto di essa non c’è abbastanza spazio per capire se dentro c’è qualcuno. Tendiamo l’orecchio, percepiamo un fruscio. Bussiamo. Una voce risponde: occupato. Con i pochi frammenti in nostro possesso, non ci resta che immaginare la realtà: ha quasi finito o è appena entrato? È concentrato sull’obiettivo, o si perderà su TikTok per interminabili minuti?

C’è e non c’è: il gatto di Schrödinger

Guardi un bagno la cui porta è chiusa. Nessun indicatore e nessun suono segnalano una presenza all’interno. Questa indeterminatezza persiste anche mentre hai la mano sulla maniglia, e mentre stai tirando la porta. Stando al truce fisico austriaco - che probabilmente era allergico al pelo di gatto al punto da odiare questi animali - il bagno è occupato e non occupato allo stesso tempo. Con il sudore sulla fronte, fino all’ultimo secondo, ci chiediamo cosa troveremo all’interno: finalmente un water disponibile? Qualcuno già seduto sopra? Oppure una lettiera, e un gatto intento a coprire il misfatto?

Il paradosso del complottista

Siamo tutti controllati. Il telefono mi spia. Google sa che pubblicità farmi vedere. Io alla mia privacy ci tengo. L’ultima frase introduce il paradosso della privacy assoluta (un concetto multidisciplinare studiato dagli anni Settanta), che dice che chi è più geloso della sua privacy, in genere fa meno per proteggerla. E allora ecco che spingi di slancio la porta del bagno libero - segnale verde sulla serratura - e dentro una schiena parte con un scusa occupato scusa scusa ci sono io.

Alla ricerca dell’atarassia

Meglio chiudere con una nota positiva, gentilmente offerta da Epicuro. Tra tutte queste fatiche, questi dubbi e queste delusioni, arriverà il momento in cui il bagno che abbiamo cercato sarà libero, silenzioso, profumato, con la porta facilmente chiudibile, abbondante presenza di morbida carta igienica, e nessun gatto ad esserci e non esserci nello stesso tempo. Un raro attimo di piena felicità, meglio del Nirvana. È un paradosso? Forse no. Ma quante volte capita?