Letture da bagno, Lifestyle - 26 lug 2022

Un viaggio di mille miglia inizia con un singolo passo… e un giro in toilette

C’è bisogno di cambiare aria. Di staccare la testa, ricaricare le batterie, non essere reperibili, scoprire cose nuove, rallentare. E poi c’è il bisogno-bisogno: che quello a casa proprio non lo potete lasciare.

Ne abbiamo già parlato in più occasioni: l’uso della toilette, in viaggio, non è tutto rose e fiori… anzi. Tra cambiamento di ritmi e atmosfera, spazi e tempi differenti, privacy che alle volte latita, la vita intestinale è tutto tranne che in vacanza. Vediamo una veloce fenomenologia dei bagni “estivi” più classici.

1 - L’irresistibile: l’autogrill

La meta si trova sempre al capo opposto dello Stivale, e impone quei viaggi lunghi e sfiancanti, la partecipazione all’esodo lungo nastri d’asfalto roventi, la lotta contro la sonnolenza al volante, l’attesa di quella sagoma inconfondibile che balugina come un miraggio.

Ma la strada delle vacanze è lastricata di buone intenzioni, dice la saggezza popolare.

Vado in bagno, mi do una rinfrescata, al massimo prendo un caffè per svegliarmi.

Seguono il prosciutto in crosta di pepe, il tubo da un metro di biscotti ripieni, il secchiello di popcorn che lo puoi riciclare per i lavori di cantiere, l’ultimo libro di Bruno Vespa e un CD raccolta di Gianluca Grignani che almeno era in offerta.

Meglio imparare a trattenersi (in senso consumistico).

2 - L’appiccicoso: lo stabilimento balneare

Mi dispiace scomodare Dante, ma mai come quest’anno al mare si fa la colla. Si vocifera che a Ferragosto, dal Tevere in giù, la Protezione Civile requisirà le teglie di parmigiana e gli/le arancin* (l’asterisco vuole mettere d’accordo catanesi e palermitani) per evitare collassi tra le persone più agée.

In ogni caso, per quanto leggera, la dieta di tè freddi, calippi e aperitivi analcolici richiederà diversi viaggi ai bagni dello stabilimento. Il segreto è non farsi prendere dal panico, per evitare di sbagliare cabina e ritrovarsi tra SUP, pagaie e racchettoni.

3 - L’antiestetico: il campeggio

Tutti sanno che i campeggi nostrani sono colonizzati, da che mondo è mondo, dai tedeschi. E dai tedeschi puoi aspettarti un’azione costante di scardinamento del buon gusto all’italiana.

Si aprano quindi le porte ai calzini con i sandali, al cappuccino a pranzo, alla pasta scotta cucinata giusto fuori dal camper.

E quando si parla di liberare il corpo… non è quello che pensate. Piuttosto, state attenti agli sprazzi poco discreti di nudismo teutonico. Per evitare imbarazzi, vi suggeriamo di concentrarvi sui calzini.

4 - L’estremo: il rifugio d’alta quota

Più che così fan tutti… lì van tutti.

Mettetevi nei panni del solerte escursionista leave no trace che, cercando un luogo appartato dove fare i bisogni in base alle prescrizioni di rispetto ambientale, si trova a rischiare la vita inerpicandosi tra i pini mughi e le rocce, per poi scoprire… che la fanno tutti lì, e in un luogo che credeva incontaminato ci sono più kleenex che fili d’erba.

È una bruttura, c’è poco da fare. Meglio farsi quei tre-quattrocento metri di dislivello in più, e andare in rifugio, non credete? Tanto più che a settembre tutti poi ammireranno i vostri polpacci/quadricipiti/glutei d’acciaio. Win-win, insomma.

E se non sapete cos’è la filosofia leave no trace, documentatevi: è interessante!

5 - L’instabile: il viaggio in treno

Si ragiona oggi sul viaggio slow e di prossimità, sul rinunciare all’auto personale in favore della sostenibilità, sulla riscoperta o la valorizzazione di vecchi tracciati ferroviari, siano essi ardite cremagliere o lente carovane lungo placidi laghi.

Sembra però che, dal punto di vista dei bisogni, la pandemia ci abbia cancellato la memoria. Utilizzare la toilette del treno richiede abilità degne del Marvel Universe. Fortuna che a renderci novelli Spiderman c’è la naturale viscosità del gel disinfettante… anche se servirebbe comunque un set aggiuntivo di braccia.