Letture da bagno - 21 ott 2025

Il viaggio dell’Umarello

Abbiamo l’immagine dell’Umarello a mani conserte dietro la schiena, fisso al di qua della rete arancione di un cantiere. Eppure, il nostro ometto è in continuo movimento.

È una ricerca costante, la sua, alla ricerca di un cantiere sempre nuovo al quale elargire i suoi consigli.

C’è però un problema: le città d’oggi sono un labirinto di lavori e ristrutturazioni, tra un bonus 110 in ritardo, una nuova linea del tram da far passare, una lottizzazione appena progettata e un parco da rivalutare. È una vita difficile, quella dell’Umarello. Avete presente il Monopoli?

Il viaggio-Monopoli dell’Umarello

Cappello in testa, mani dietro la schiena e passo lento, il suo deambulare inizia da Vicolo Corto, la più umile delle proprietà. Qui non succede mai granché: l’asfalto mantiene con un certo vanto le buche storiche e gli unici movimenti sono quelli degli operai che sistemano qualcosa dentro un tombino.

Va bene per scaldare le gambe, ma è ancora mattina presto e l’aria è frizzante: ecco che c’è un IMPREVISTO, e al nostro eroe servirebbe un bagno (e pure piuttosto in fretta).

Per fortuna che - cantiere grande o piccolo non importa - un rosso Top San c’è sempre.

Poco più in là, l’Umarello arriva in Viale Monterosa, in quel quartiere residenziale dove la vita scorre sempre tranquilla. Ogni tanto spunta un cantiere per rifare una facciata, sistemare un marciapiede, ristrutturare una villetta. C’è poco traffico, c’è il sole, gli operai si azzardano a scambiare qualche parola con lui, e ci scappa qualche confidenza: si sente a casa.

Uno degli operai gli rivela che i suoi colleghi stanno lavorando in Piazza Università, e che vale la pena andare a curiosare: magari la sua esperienza pluridecennale è pure necessaria!

Ma nel quartiere universitario, tutto cambia: biciclette, monopattini, studenti ovunque. L’Umarello cerca il suo angolino d’osservazione, ma è un continuo sfrecciare.

L’unica è cercare il cuore del cantiere, dove con ogni PROBABILITÀ troverà il capocantiere nel suo ufficio organizzato in un Box Classic.

Segue un passaggio a Corso Magellano: le vie dedicate agli esploratori ospitano i sogni degli architetti: rotonde impossibili, parchi dalle geometrie misteriose, centri polivalenti dalle forme bizzarre. Troppo, per lui. In Via Roma, dove si trova il municipio, per un attimo ha uno svarione: da osservatore diventa consigliere comunale (ovviamente non eletto) e si lascia andare a una lunga disamina di quello che in città non va.

La passeggiata continua fino a Piazza Giulio Cesare, nel cuore antico della città. Qui ogni scavo è un tuffo nella storia, e tra un frammento di colonna e un mosaico, l’Umarello osserva gli archeologi e pensa: “anche se cambiano gli attrezzi del mestiere, potrei dirigere anche loro”.

Anche qui però c’è un IMPREVISTO. Dagli scavi si alza un polverone, e lui si ritrova con il paltò sporco. Cerca in giro, e vede un lavamani da esterni.

Si è dato una sistemata, e per fortuna. Ora rallenta il passo: si trova nella ricca zona di Parco della Vittoria, tra Palazzi di vetro, ville futuristiche e cantieri - povero lui - sorvegliati da vigilanza privata. Ma lui riesce sempre a trovare uno spiraglio nella recinzione, una fessura da cui ammirare i lavori.

E come sempre - la PROBABILITÀ è massima - vede che in un giardino si sta organizzando una festa privata: in un angolo c’è un bellissimo trailer Moveep Plus 4, saranno dei bagni?

Si fa quasi sera, è meglio rincasare. Passa in Stazione Nord, che come sempre è ristrutturazione: scale mobili nuove, binari rialzati, cartelli provvisori. Sotto sotto è il suo cantiere preferito, c’è pure il treno per tornare a casa!

Mentre i quartieri scorrono fuori dal finestrino, il nostro eroe scuote la testa con un sospiro: tralicci che spuntano ovunque, buche mai chiuse, perdite che gocciolano da settimane. La Società Elettrica e la Società Acqua Potabile fanno sempre le cose a metà, “e meno male che non c’è la Società della Fibra Ottica,” commenta con un mezzo sorriso.

E così, dopo aver attraversato tutto il tabellone - pardòn, la città - l’Umarello si ferma a riflettere. Ha camminato tanto, ma non è stanco: perché finché ci sarà un lavoro in corso, ci sarà sempre qualcosa da guardare.