Salute - 24 set 2021

Fobie, falsi miti e tabù sui bagni pubblici

Quante volte ti hanno detto di non toccare la tavoletta o di non chiudere la porta? Paure giustificate o falsi miti?

Quattro milioni. Tante sono le persone che in Gran Bretagna hanno dichiarato di avere paura dei bagni pubblici. E sono ancora di più le persone in tutto il mondo che, pur di non entrare in un bagno pubblico, rischiano conseguenze negative sulla propria salute psico-fisica.

Abbiamo deciso di sfatare alcuni falsi miti e tabù per rendere il vostro rapporto con i bagni pubblici sempre più ❤️ e sempre meno complicato.

Quando una paura diventa fobia: paruresi e urofobia

Lo sapevate che il timore che qualcuno possa sentire i rumori di quando usiamo la toilette ha un nome? È la paruresi, o vescica timida, e si sviluppa già da bambini, quando ci viene insegnato a fare i nostri bisogni di nascosto dagli altri.

Dal tabù alla fobia il passo è breve. L’urofobia - la paura di usare la toilette in presenza di altri - descrive il disagio di usare bagni protetti da sottili pareti di compensato o addirittura fianco a fianco, come negli orinatoi a muro.

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Uno studio del 1976 ha verificato che quando due uomini usano orinatoi vicini, impiegheranno molto più tempo a fare pipì. Si tratta di disagi che, per molte persone, possono diventare insostenibili.

La soluzione: se sentite di essere attanagliati dalla fobia dei bagni pubblici, uno psicologo può aiutarvi. La vostra vescica e la vostra salute, ringrazieranno.

I bagni pubblici sono portatori di malattie?

Partiamo con lo sfatare un falso mito ancora troppo diffuso: le malattie sessualmente trasmissibili NON si trasmettono con la tavoletta del water. Non vi è alcuna prova medica che qualcuno abbia mai preso una malattia venerea sedendosi all’interno di un bagno pubblico.

Un falso mito che trascende generazioni di menzogne di partner che, piuttosto che spiegare la cruda realtà, inscenano coperture degne dei migliori teatranti. La verità è che tutte le malattie veneree si prendono “alla vecchia maniera”.

La soluzione: l’informazione.

I bagni pubblici sono coacervi di germi

La paura dei germi portata all’estremo si chiama misofobia, ed è alimentata da false credenze.

Certo, non possiamo dire che la tavoletta del wc sia una superficie a basso rischio di contaminazione… ma c’è di peggio. Come le altre superfici del bagno (maniglie, chiavistelli, erogatori) ma anche quelle al di fuori, come spugne da cucina, schermi dei cellulari, tastiere o comandi di dispositivi elettronici condivisi. Con un carrello della spesa, poi, potete portare a spasso molti più batteri di quelli che trovereste sulla tavoletta.

La soluzione: anche se ormai non abbiamo più bisogno di sentircelo dire, l’igiene delle mani vince sempre.

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Per sedersi sulla tavoletta bisogna utilizzare rotoli di carta igienica

L’uso della carta igienica è una di quelle azioni che, in ottica di attenzione per l’ambiente, andrebbe ridotto. Ma c’è un caso nel quale sembra impossibile farne a meno: coprire la seduta del water di un bagno pubblico per sedersi. Vi stupirà, ma è meno rischioso sedersi direttamente sulla tazza.

Il motivo è semplice: la carta igienica è progettata proprio per raccogliere germi e batteri, pertanto non farà altro che trasferire quelli presenti sulla tavoletta sulla vostra pelle. Sappiate inoltre che, tirando lo sciacquone con il copri water alzato, i germi e batteri si spargono proprio sulle superfici limitrofe, rotolo di carta igienica in primis!

La soluzione: munitevi di salviette antisettiche (sono capaci di ridurre oltre il 50% dei germi) oppure degli appositi fogli copri water.

Non chiudere quella porta

A scuola lo facevate di proposito. Quante volte, pur di non rientrare in classe per una interrogazione particolarmente temuta, vi siete barricati nei bagni, sperando di superare indenni l’ora terribile?

Eppure, quella di rimanere chiusi in bagno è una vera e propria fobia. Si tratta di una declinazione della claustrofobia, la paura dei luoghi chiusi e angusti. Ne esiste anche una sfumatura più sottile, l’entamafobia, la paura delle porte: specie di quelle che possono bloccarci in un ambiente.

I bagni – in particolare, quelli di grandi esercizi commerciali, luoghi pubblici e musei – fanno di tutto per mettere alla prova i più timorosi. Basta una veloce ricerca su Google però per scoprire che, la frequenza di notizie relative alle disavventure di questo genere, è spesso frutto di una volontà del singolo intrappolato.

C’è chi arriva a barricarsi dentro lo stretto cubicolo di un volo low cost, causando un ritardo di 45 minuti senza fornire una spiegazione alle autorità, ma anche chi decide di chiudersi all’interno come challenge da condividere sui social.

La soluzione: se volete cimentarvi nell’arte dell’escapologia, ricordatevi di avvisare qualcuno dei vostri progetti, oppure… cambiate hobby!