Lifestyle - 04 lug 2023

Bikini day: 12 curiosità sul “duo” più famoso della storia

È nato prima il desiderio di abbronzarsi meglio o la voglia di sedurre (e magari scandalizzare)?

1 - 5 luglio 1946.

Il bikini viene ufficialmente introdotto nel mondo della moda. La giornata mondiale del bikini si celebra oggi.

2 - Ingegneri e cambio vita.

Il primo bikini porta la firma di Louis Réard, sarto francese. Prima di essere impegnato con forbici e imbastiture, però, Louis era un ingegnere automobilistico. Aver rilevato l’azienda di lingeria della madre, aver osservato come le donne arrotolavano i costumi da bagno per abbronzarsi di più, e aver studiato il costume “Atome”, in quei tempi pubblicizzato come “il più piccolo del mondo” (anche se copriva ancora l’ombelico), ha permesso a Louis di fare due più due.

3 - Il nome.

Quando si dice che il bikini è una bomba, non si sbaglia di molto. Réard ha preso il nome dalle omonime isole polinesiane, bombardate dall’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale. L’obiettivo? Comunicarne l’effetto dirompente.

4 - Primi passi difficili.

Alla presentazione parigina del luglio ‘46, nessuna modella accetta di indossare il troppo audace bikini di Réard. Si ricorre quindi al corpo di una spogliarellista, Micheline Bernardini.

5 - Non lo ferma più nessuno.

La celebre foto di Marylin è del 1949. Pochi anni dopo, Brigitte Bardot si presenta in bikini sul set di E Dio creò la donna. Nel 1962, tocca all’iconica Ursula Andress in 007 – Licenza di uccidere (il costume originale viene venduto all’asta, quarant’anni dopo, per 61500 dollari). Nel 1966 è il turno di Raquel Welch, donna preistorica. Poi Audrey Hepburn tra il futuristico e l’uncinetto, e tutto un immaginario fatto di estati afose, occhiali di celluloide, sguardi in tralice: vedi la Lolita della versione di Kubrick.

6 - Rivoluzione VS bacchettoni.

Mentre lo star system hollywoodiano attira i paparazzi con modelle e attrici in bikini, in Italia, tra anni Cinquanta e Sessanta, una specie di legge “suntuaria” e i vigili in spiaggia si scapicollano per impedire alle donne di mostrare l’ombelico.

7 - Non solo donna.

Il fatto è che il pop è pervasivo, e anche se si può discutere sulla nomenclatura, non c’è articolo sui bikini che possa esimersi dal nominare quello verde-fluo e imbarazzantissimo di Borat.

8 - Giochi di parole.

La casa di Spongebob Squarepants – la spugna di mare più famosa al mondo – si trova nell’immaginaria località di Bikini Bottom… dove bottom è fondale, sì, ma anche la metà inferiore del bikini.

9 - Un salto nel passato.

Le prime tracce del bikini risalgono però a diversi mosaici dell’età imperiale romana, dove un costume a due pezzi, senza spalline, viene vestito durante l’attività atletica e la danza.

10 - Giusto per dire.

Cosa c’era, prima del bikini? Non molto. La moda dei bagni nasce all’incirca nel Settecento, e le donne potevano coprirsi con corpetti e calzoni pensati all’uopo. In alcuni lidi si usava la bathing machine: una cabina di legno con le ruote (e la donna dentro) che veniva portata in mare, dove l’occupante poteva fare il bagno lontano da occhi indiscreti.

11 - Musica.

Qualche riferimento. 1960: Itsy Bitsy Teenie Weenie Yellow Polka Dot Bikini, di Brian Hyland, praticamente la canzone ufficiale del bikini. 1965: California Girls, Beach Boys. 1966: Bikini Beat, dei Pooh, anche se il due pezzi è solo un pretesto. Tocca fermarsi qui, perché la maggior parte delle canzoni contemporanee parla più che altro dell’assenza del bikini o dell’atto o del desiderio di toglierlo.

12 - Onde.

Sono quelle del bikini stesso. Nato audace, certo, ma basato comunque sugli originali “30 pollici di tessuto”, la sua superficie si è gradualmente ridotta, fino ad arrivare al trionfo del topless negli anni Ottanta e ai successivi microkini, seguendo il mantra del nel dubbio, provochiamo. Oggi si ritorna verso le origini: perché un corpo nudo è bello, ma con un bikini ben studiato, è anche seducente.

Se a questo punto vi state chiedendo “che fine hanno fatto le bathing machine? Noi di cabine ne conosciamo soltanto due: quelle nelle quali ci si cambia, e quelle dei bagni Sebach, adatte anche alle spiagge e alle aree naturali. La privacy è garantita da entrambe, ma le nostre hanno qualche funzione in più!