Sostenibilità - 14 dic 2023

Alla ricerca di un Natale buono con l’ambiente

E se le cose al COP28 non stanno andando come pensavamo, proviamo almeno noi ad essere un po’ più buoni con l’ambiente. Che dite?

A Dubai si discute così tanto che (questa è vera) in piena notte i delegati ordinano pizze da consumare al tavolo delle trattative, eppure gli scettici e i pessimisti si fregano le mani, innescano i loro più sonori “ve l’avevamo detto” e si preparano alla prossima estate più calda del secolo.
E intanto sta arrivando la festa più amata, e gli spiriti che dei colori natalizi preferiscono il verde ci ragionano un po’ su: abbandonarsi alle emozioni e ai buoni sentimenti o provare (anche) a contenere la sfrenata corsa consumistica?

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L’albero di Natale

Indiscutibilmente è il simbolo della festa. Dall’otto dicembre all’Epifania - qualcosa in più per i pigri - l’ubiquitario abete domina i salotti, illumina i giardini, si spinge a decorare in versione mignon la scrivania dell’ufficio.
La domanda “albero finto o albero vero” divide quasi quanto l’eterna tenzone tra pandoro e panettone e, anche qui, l’animo ecologico ha da ridire.

Categoria sì. L’albero vero: diversi vivai sono attrezzati per offrire alberi biologici certificati. Un secondo passo è quello di scegliere alberi che provengano dalla vostra Regione. Il terzo, affidarsi a realtà che noleggiano abeti in vaso e che poi si occupano di recuperarli dopo le feste, per riportarli in ambienti più consoni alla loro vita.

Categoria no. L’albero finto, al netto che non prevediate di usarlo per più di vent’anni: questo è il tempo che serve per renderlo più sostenibile di un albero in tronco e foglie.

Categoria fuori controllo. Ok, niente possiamo contro quello che il Comune decide di fare, ma il Maranz’albero di Gucci in Galleria Vittorio Emanuele II è in lizza per le #cagatepazzesche di quest’anno (a proposito, ci vediamo a breve su questo canale). Non potevamo lasciarcelo scappare.

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Il cibo

Non si ingrassa da Natale a Capodanno… così inizia un celebre adagio della comunità fitness. Questo non implica però che dobbiate rimpinzarvi come in una versione tutta lucine e Micheal Bublé de La grande abbuffata, né che il cibo debba perdere il valore che ha.

Categoria sì. La giusta misura: festa sì, ma non servono grandi vassoi d’argento con interi cinghiali ripieni come ai banchetti di Asterix. La scelta buona: prediligete prodotti di qualità, a km0 se possibile, esplorate le alternative vegetali, rifiutate l’allevamento intensivo e il fuori stagione. Il momento per voi: cucinate, regalandovi un connubio di scoperta delle tradizioni, emozioni ai fornelli ed “essere presenti” stile mindfulness.

Categoria no. Gli sprechi e l’eccesso. E il non fare scelte: davvero, dopo quattro portate, serve ricoprire la tavola di dolci, cioccolatini, praline, frutta secca in guscio, frutta secca sgusciata, ananas, mandarini, tre tipi di torrone?

Categoria fuori controllo. Stiamo sui dolci. Si dice pandoro o panettone, ma vi siete accorti che, negli ultimi anni, un terzo incomodo si sta facendo strada nell’immaginario dolciario degli italiani? È il pistacchio di Bronte, ormai prezzemolino più del prezzemolo stesso. Ma per servire l’intero catalogo ora convertito alla verde crema, il territorio del paesino siciliano dovrebbe essere grande come il pianeta Saturno. Meditate.

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I regali

C’è l’emozione dei bimbi che trepidano sotto le coperte, mezzo addormentati, allungando le orecchie nel tentativo di percepire i passi di Babbo Natale. Ci sono la corsa scatenata appena svegli e la scoperta del cumulo di pacchi e pacchetti. C’è l’esplosione di carta da regalo strappata.
I nonni avranno le lacrime agli occhi per la gioia che riempirà la stanza, gli ambientalisti urleranno al crimine capitalistico.

Categoria sì. Pochi regali ma ben fatti, dove ben fatti significa scelti con cura, con un occhio al vero desiderio di chi li riceve e l’altro alla sensibilità di chi li produce. Oppure, rivolgetevi alle numerose associazioni benefiche che, per Natale, uniscono l’utile di fare del bene al dilettevole dei regali. Ricorrerete al “basta un pensiero”. Infine, non prendetevi all’ultimo con i regali: un corpo stressato fa scelte sbagliate.

Categoria no. “Prendo un pensiero per tutti”, e poi sono robette inguardabili fatte per il 99% di plastica e per il restante 1% di sostanze tossiche. Cedere all’indulgenza facendo il checkout di carrelli strabordanti su eCommerce di dubbia provenienza, fast fashion che poi tornerà al mittente in corriere e via dicendo.

Categoria fuori controllo. Non possiamo farci nulla: il regalo brutto tocca a tutti. Per evitare che la nostra sudata casa minimalista venga inquinata da soprammobili, presine e tamarrate varie, partecipate ad una lotteria dei regali brutti di Capodanno. Oppure organizzatela.

Insomma, più che un augurio a voi, il nostro fa il giro e ci comprende tutti: facciamo Natale responsabilmente.